Un tour del Parco Nazionale d’Abruzzo tra montagne, vallate, orsi, cervi, antichi paesi, laghi con panorami mozzafiato e tanti formaggi. Questa è la prima parte del viaggio.

Dirigendosi verso sud lungo la strada tortuosa che attraversa la valle, ad appena 5 km da Scanno vive un signore che mi permetto di chiamare ancora pastore anche se non porta più personalmente le pecore al pascolo. Sarebbe più adeguato definirlo casaro ma neanche questo è sufficiente per inquadrare il personaggio. Si chiama Gregorio Rotolo e per gli abitanti della provincia di L’Aquila è quasi un mito. Produce principalmente formaggi, o per meglio dire produce capolavori. Non si separa mai dal cappello-cuffia realizzato con la lana delle sue pecore e raramente indossa qualcosa di diverso da una polo lisa e consunta. Faccia bonaria, stazza non indifferente, unghie lunghe e una grande religiosità, di quelle semplici e sentite: “io sono molto cattolico, ci tengo che si sappia” è una delle prime cose che dice appena lo incontriamo. Il nonno era un pastore di quelli veri, di quelli che non si trovano più, e lui, iniziando col fare formaggi all’età di 12 anni, ha ripreso il suo lavoro e lo ha trasformato fino a costruire l’azienda agrituristica che ha oggi: certificata biologica, situata a 1600 metri di altezza, con pascoli tra i 1300 e i 2200 metri, conta circa 1700 pecore, 150 capre, 40 mucche, 10 maiali e ben 40 cani. Porta avanti tutto con la sorella, alcuni nipoti e una trentina di dipendenti, principalmente rumeni. Si dispiace di non trovare italiani che vogliano dedicarsi a questo lavoro, ma il motivo è comprensibile. Il luogo è magnifico ma duro, sopratutto d’inverno, la zona è poco abitata, Scanno conta a malapena 2000 abitanti molti dei quali over 50 e la sua è l’unica attività agricola di tutta la zona. E’ facile capire perché un ragazzo non abbia troppa voglia di lavorare con gli animali in un posto come questo. Gregorio invece vorrebbe poter portare ancora fuori il gregge personalmente, per stare da solo nella natura e vagare tra le montagne dando spazio ai pensieri. E’ così infatti che descrive quello che per lui significava fare il pastore. Iniziò a dedicarcisi in un periodo in cui il ritorno alla terra non era così comune come ora, in un periodo in cui l’attività agricola e l’enogastronomia non erano affatto di moda e non erano neanche una buona opportunità lavorativa. 

Con rammarico rimarca spesso di essere solo nella sua zona, di avere a disposizione molti pascoli e terreni liberi, il che, se da una parte comporta disponibilità di spazio e assenza di concorrenza, dall’altro significa non poter fare gruppo con altri che credono nel potenziale di quel territorio, e non vedere interesse nel far nascere aziende che possano vivere offrendo tutto quello che producono, come invece fa lui con la voglia di realizzare una filiera completa. Il suo bio agriturismo infatti, oltre alla produzione di formaggio, lana e carne, ha anche un ristorante, un’azienda agricola e parecchie camere per fermarsi a dormire. Ha ricevuto premi nazionali ed internazionali per i formaggi e, oltre alla consegna a domicilio in Abruzzo e a Roma, vende anche su ordinazione via e-mail in tutta Italia. Sua nipote va a Roma ogni fine settimana per vendere anche al Mercato dell’Altra Economia di Testaccio. I formaggi sono lavorati a latte crudo (altra cosa che Gregorio si è fortemente raccomandato di sottolineare) per conservare tutte le caratteristiche nutrizionali del latte appena munto e mantenere i sapori dei pascoli abruzzesi. La lavorazione del latte ad alta temperatura infatti elimina i microrganismi che fanno del latte un alimento vivo, costringendo poi all’aggiunta di fermenti che non possono ricreare la stessa ricchezza e varietà della flora naturale del latte, rendendolo incapace di donare quella varietà di gusti che derivano dalla ricchezza delle erbe presenti nei pascoli che caratterizzano così tanto i suoi formaggi.

Fonte: https://www.ifood.it/2015/10/gioielli-dabruzzo-scanno-e-i-formaggi-di-gregorio-rotolo.html